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Disciplinari
Barbaresco D.O.C.G.
Decreto del Presidente della Repubbica del 3 ottobre 1980
Denominazione di origine controllata e garantita del vino "Barbaresco"
Già Doc con Dpr 23 aprile 1966
La denominazione di origine controllata e garantita "Barbaresco" è riservata al vino rosso "Barbaresco" già riconosciuto a denominazione di origine controllata con Dpr 23 aprile 1966, che risponde alle condizioni e ai requisiti stabiliti nel presente disciplinare di produzione.
Vitigno : Il "Barbaresco" deve essere ottenuto esclusivamente dalle uve del vitigno "Nebbiolo" delle sottovarietà "Michet", "Lampia" e "Rosé" prodotte nella zona di origine descritta.
Il "Barbaresco", all'atto dell'immissione al consumo deve rispondere alle seguenti caratteristiche:
Colore : rosso granato con riflessi arancione;
Odore : profumo caratteristico, etereo, gradevole, intenso;
Sapore : asciutto, pieno, robusto, austero ma vellutato, armonico;
Gradazione alcolica minima complessiva : 12,5 gradi;
Acidità totale minima: 5 per mille;
Estratto secco minimo: 23 g/l.
Zona di produzione : La zona di origine delle uve atte a produrre il "Barbaresco", comprendente i territori già delimitati con decreto ministeriale 31 agosto 1933, pubblicato nella Gazzetta ufficiale n. 238, del 12 ottobre 1933, nonché quelli per i quali ricorrono le condizioni di cui al secondo comma dell'articolo 1 del Dpr 12 luglio 1963, n. 930, include l'intero territorio dei comuni di Barbaresco, Neive, Treiso (già frazione di Barbaresco) e parte della frazione "San Rocco Senodelvio" già facente parte del comune di Barbaresco e aggregata al comune di Alba con Dpr 17 aprile 1957, n. 482, ricadenti nella provincia di Cuneo.
Invecchiamento minimo per legge: il vino deve essere sottoposto a un periodo di invecchiamento di almeno due anni e conservato per almeno un anno di detto periodo in botti di legno di rovere o di castagno. Il "Barbaresco" sottoposto a un periodo di invecchiamento non inferiore a quattro anni può portare come specificazione aggiuntiva la dizione "riserva".
FONTE: G.u. Repubblica italiana n. 242 del 3 settembre 1981, artt. 1, 2, 3, 7, 8, 9.
ALTRO
Da molti il Barbaresco è considerato il fratello minore del Barolo, la realtà è che questo vino ha origini antiche, già citato da Tito Livio nella "Storia Romana".
L'origine del nome Barbaresco è oggetto di diverse interpretazioni: alcune leggende raccontano dei Galli, che scesero nel territorio per la fama del vino Barbaritium; altre fonti fanno invece riferimento alle orde barbariche che giunsero in Piemonte dopo la caduta dell'Impero Romano.
E' tuttavia più probabile che il nome derivi dalla "Barbarica silva", bosco di querce con sorgenti salate, considerata sacra dai Liguri e tuttora esistente.
L'attuale tipologia del Barbaresco, totalmente fermentato e quindi secco, adatto all'invecchiamento in bottiglia, è stata ideata da Domizio Cavazza, fondatore della Scuola Enologica di Alba e della Cantina Sociale del Barbaresco. Varie iniziative di tutela e valorizzazione del vino caratterizzarono i primi anni del Novecento. Il riconoscimento della doc avvenne nel 1966 e quello della docg, nel 1980.
La zona di produzione del Barbaresco è situata a nord-est di Alba e include i Comuni di Barbaresco, Treiso, Neive e la Frazione San Rocco Seno d'Elvio di Alba, per un totale di 530 ettari vitati. La Commissione Agricola dei singoli Comuni ha definito inoltre, sulla base di notizie storiche, 75 sottozone.
Il Barbaresco è costituito dal 100% di uve Nebbiolo, delle sottovarietà "Michet", "Lampia" e "Rosè".
Data la difficoltà di maturazione delle uve, bisognose di elevate quantità di calore e di irraggiamento solare, a tale produzione viticola vengono destinati i versanti meglio esposti delle colline argilloso-calcaree di Barbaresco.
L'invecchiamento minimo previsto dal disciplinare è di 2 anni a partire dal gennaio successivo alla vendemmia, di cui uno in botte di rovere o castagno.
La denominazione "Riserva" può essere indicata solo dopo 4 anni di conservazione in cantina.
Il colore rosso granato con riflessi aranciati, l'odore caratteristico, etereo, intenso e il sapore asciutto, robusto, austero ma vellutato ne fanno un vino da abbinare ai primi piatti, tajarin e agnolotti del plin, ai grandi secondi di carne, stufati, arrosti, selvaggina, ma anche ai formaggi saporiti e piccanti.
Non va poi dimenticato che Barbaresco si trova proprio nell'area del tartufo bianco e questo sembra suggerire un felice matrimonio con tutti i più raffinati piatti della cucina piemontese.
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