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Disciplinari
Asti D.O.C.G.
Decreto ministero Coord. Pol. Agricole del 29 novembre 1993
Denominazione di origine controllata e garantita del vino "Asti"
Già Doc con Dpr 9 luglio 1967 (modificato dai Dpr 14 giugno 1969, 26 gennaio 1970, 31 marzo 1972, 22 maggio 1973, 14 novembre 1977, 19 giugno 1978, 1° febbraio 1979, 19 gennaio 1983, 4 agosto 1986). Modificato dal D.m. 14 agosto 1995.
La denominazione di origine controllata e garantita "Asti" è riservata ai vini che rispondono alle condizioni e ai requisiti stabiliti nel presente disciplinare di produzione; in particolare:
a)la denominazione "Asti" senza altra indicazione o accompagnata dalla specificazione spumante ("Asti" o "Asti Spumante") è riservata alla tipologia di vino spumante;
b)la denominazione "Asti" obbligatoriamente preceduta dalla specificazione Moscato ("Moscato d'Asti") è riservata al vino bianco non spumante.
Vitigno: I vini a denominazione di origine controllata e garantita "Asti" devono essere ottenuti da uve provenienti da vigneti composti esclusivamente dal vitigno Moscato bianco.
Il vino a denominazione di origine controllata e garantita "Asti Spumante" all'atto dell'immissione al consumo deve rispondere alle seguenti caratteristiche:
Colore: da paglierino a dorato assai tenue;
Odore: caratteristico, spiccato, delicato;
Sapore: aromatico, caratteristico, delicatamente dolce, equilibrato;
Spuma: fine, persistente;
Gradazione alcolica minima complessiva: 12 %, di cui svolto compreso nei limiti dal 7% al 9,5%;
Acidità totale minima: 5 per mille;
Estratto secco netto minimo: 17 per mille.
Zona di produzione : La zona di produzione dei vini a denominazione di origine controllata e garantita "Asti" è delimitata come segue: In provincia di Asti l'intero territorio dei comuni di Bubbio, Calamandrana, Calosso, Canelli, Cassinasco, Castagnole Lanze, Castel Boglione, Castelletto Molina, Castelnuovo Belbo, Castel Rocchero, Cessole, Coazzolo, Costigliole d'Asti, Fontanile, Incisa Scapaccino, Loazzolo, Maranzana, Mombaruzzo, Monastero Bormida, Montabone, Nizza Monferrato, Quaranti, San Giorgio Scarampi, San Marzano, Moasca, Sessame, Vesime, Rocchetta Palafea. In provincia di Cuneo l'intero territorio dei comuni di Camo, Castiglione Tinella, Castino, Cossano Belbo, Mango, Neive, Neviglie, Perletto, Rocchetta Belbo, Serralunga d'Alba, Santo Stefano Belbo, Santa Vittoria d'Alba, Treiso, Trezzo Tinella e le frazioni di Como e San Rocce Seno d'Elvio del comune di Alba.
In provincia di Alessandria l'intero territorio dei comuni di Acqui Terme, Alice Bel Colle, Bistagno, Cassine, Grognardo, Ricaldone, Strevi, Terzo, Visone.
Invecchiamento minimo per legge: non prescritto.
FONTE: G. u. Repubblica italiana n. 287, del 7 dicembre 1993, artt. 1, 2, 3,6.
ALTRO
Le fonti storiche fanno provenire questo vitigno dal bacino orientale del Mediterraneo, dalla Grecia: coltivato già dai Romani, sicuramente per lo meno 3 secoli prima di Cristo, venne chiamato da Catone Apicia e Apicius, mentre Varrone, Columella e Plinio lo denominarono Apianae, termini cioè che fanno chiaro riferimento alla particolare dolcezza dell'uva, vista come prediletta dalle api.
Anche nel Medio Evo il Moscato accompagnava la tavola dei principi, diffondendosi maggiormente a partire dal '500; in tale periodo veniva identificato indifferentemente come Moscatello o come Greco.Nell'odierna zona di elezione, il Moscato probabilmente risale al '200, ma è solo dal '500 che si hanno documenti storici precisi; nello stesso periodo viene messa a punto la tecnica di vinificazione e preparazione del "Moscatello bianco" che consente la conservazione del vino dolce e aromatico.
Per il mantenimento della spuma tramite la bottiglia di vetro robusto bisognerà invece aspettare ancora un secolo. Si deve attendere tuttavia sino alla seconda metà dell'800 per assistere alla nascita del Moscato spumante, il progenitore dell'attuale Asti spumante: fu Carlo Gancia che, dopo un'esperienza in Francia, attuò a Canelli la rifermentazione in bottiglia ottenendo un prodotto che chiamò "Moscato Champagne" poi trasformatosi in "Moscato Spumante". Ha inizio così la storia industriale dell'Asti.
Il Moscato d'Asti, con gradazione alcolica complessiva minima di 11% di cui svolti 5,5-6,5%, ha limpidezza brillante, colore paglierino più o meno intenso, aroma caratteristico e fragrante, sapore dolce, aromatico, caratteristico, talvolta vivace e frizzante.
L'Asti ha gradazione alcolica complessiva minima di 12% di cui svolti 7-9,5%; presenta spuma fine, persistente, limpidezza brillante, colore da paglierino a dorato assai tenue, odore caratteristico, spiccato, delicato, sapore aromatico, caratteristico, delicatamente dolce, equilibrato.
E' prevista anche la tipologia Moscato Passito.
Il Moscato d'Asti va degustato alla temperatura di circa 9-10°C, mentre l'Asti prevede una temperatura di servizio leggermente più bassa intorno a 7-8 gradi.
I bicchieri dovrebbero preferibilmente essere di cristallo liscio e non lavorato; per l'Asti la tradizione suggerisce la coppa, mentre le tendenze attuali puntano, come per tutti gli spumanti, alla flûte che permette una maggiore valutazione della spuma e dell'effervescenza, nonché un rilascio più lungo nel tempo dell'aroma caratteristico. Il Moscato d'Asti predilige invece calici meno allungati e più ampi alla base. Entrambi i vini vanno conservati preferibilmente in fresche cantine interrate o in ambienti con temperature costanti e piuttosto basse; si raccomanda inoltre di prevedere una conservazione non prolungata: per evitare una decisa perdita di freschezza dovuta allo svanire della fragranza, il consumo non deve essere posticipato oltre i 12-24 mesi dal momento dell'imbottigliamento.
Asti e Moscato d'Asti rappresentano l'abbinamento perfetto per tutte le torte e la pasticceria fresca e secca e possono anche entrare a far parte degli ingredienti dei dolci tipici della tradizione italiana, dal panettone alle torte fino allo zabaione.
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