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Disciplinari
Albugnano D.O.C.
Decreto ministero Risorse agricole del 6 maggio 1997
Denominazione di origine controllata dei vini "Albugnano"
La denominazione di origine controllata "Albugnano" è riservata ai vini che rispondono alle condizioni e ai requisiti stabiliti nel presente disciplinare di produzione.
Vitigno: la denominazione di origine controllata "Albugnano" è riservata ai vini ottenuti da uve provenienti dai vigneti aventi nell'ambito aziendale la seguente composizione ampelografica:
Nebbiolo: minimo 85%;
Freisa, Barbera, Bonarda (da soli o congiuntamente): massimo 15 %
I vini a denominazione di origine controllata "Albugnano" all'atto dell'immissione al consumo devono rispondere alle seguenti caratteristiche:
"Albugnano":
Colore: rosso rubino più o meno intenso, talvolta con riflessi granati;
Odore: profumo delicato, caratteristico, talvolta vinoso;
Sapore: dal secco all'abboccato, di discreto corpo, più o meno tannico, di buona persistenza, talvolta vivace;
Titolo alcolometrico volumico totale minimo: 11,5 % vol.
Acidità totale minima: 5 g/l
Estratto secco netto minimo: 19 g/l
"Albugnano" rosato:
Colore: dal rosato al cerasuolo;
Odore: profumo delicato, gradevole, fruttato talvolta vinoso;
Sapore: dal secco all'abboccato, di buona persistenza, talvolta vivace;
Titolo alcolometrico volumico totale minimo: 11 % vol.
Acidità totale minima: 5 g/l
Estratto secco netto minimo: 17 g/l
"Albugnano" superiore:
Colore: rosso rubino più o meno intenso, talvolta con riflessi granati;
Odore: profumo delicato, caratteristico;
Sapore: etereo, di corpo, più o meno tannico, di buona persistenza;
Titolo alcolometrico volumico totale minimo: 11,5 % vol.
Acidità totale minima: 5 g/l
Estratto secco netto minimo: 19 g/l
Zona di produzione : la zona di produzione delle uve destinate alla produzione dei vini a denominazione di origine controllata "Albugnano" comprende l'intero territorio amministrativo dei comuni di Albugnano, Pino d'Asti, Castelnuovo Don Bosco e Passerano Marmorito, tutti in provincia di Asti.
Invecchiamento minimo per legge: il vino a denominazione di origine controllata "Albugnano" rosso può essere designato in etichetta con la menzione "superiore" qualora derivi da uve aventi un titolo alcolico metrico minimo di 11,5 e la resa per ettaro non sia superiore a 8,5 tonnellate il vino deve essere sottoposto a un invecchiamento non inferiore a un anno (a partire dal 1° Gennaio successivo all'annata di produzione delle uve), di cui almeno sei mesi in botti di rovere.
FONTE: G.u Repubblica italiana n. 59 dell'11 marzo 1991, artt. 1, 2, 3, 5, 6.
ALTRO
La D.O.C. Albugnano deve il suo nome al piccolo comune del Nord dell'Astigiano che si trova al centro dell'area di produzione di questo vino. Al 1148 risalgono i primi documenti che riguardano la produzione vinicola del feudo Albugnano-Vezzolano, quando papa Eugenio III ricevette la chiesa di Vezzolano sotto la sua protezione; la coltura della vite presso l'abbazia era così florida che dopo le invasioni barbariche succedutesi nel medioevo, i canonici fornivano ai paesi vicini i tralci di vite per i reimpianti a causa delle devastazioni subite.
La tradizione e la vocazione di queste terre alla viticoltura viene confermata dal documento del 1327, in cui si riporta l'investitura di Giacomo Opizzo di Pianfiorito di alcuni vigneti situati nel territorio del feudo di Vezzolano. I catasti medievali della città di Chieri testimoniano invece la diffusione locale del vitigno Nebbiolo, dalle cui uve si traeva il Chiaretto di Nebbiolo che nel '600 era il vino largamente preferito e consumato alla corte Sabauda e dall'aristocrazia piemontese; a farlo conoscere fu forse il duca di Savoia Maurizio Eugenio, abate di Vezzolano dal 1648 al 1657. Nel 1868, il Nebbiolo spumante del conte Teolfilo Curbis di San Michele, sindaco di Albugnano, viene premiato durate l'"Esposizione italiana e fiera di vermouth, liquori, spiriti e utensili atti alla distillazione" organizzata al comizio agrario del circondario di Asti.
Il paese di Albugnano per il paesaggio che si può ammirare dai suoi 553 metri s.l.m. è giustamente definito "il balcone del Monferrato"; insieme a Pino d'Asti, Castelnuovo Don Bosco,
Passerano e Marmorito costituisce la zona di origine dell'omonimo vino. Con una resa massima di uva per ettaro di 95 quintali ed una resa in vino pari al 70%, l'Albugnano è ottenuto per l'85% da uve Nebbiolo e per il restante 15% da Freisa, Barbera, Bonarda soli o congiuntamente.
Questa denominazione di origine prevede tre tipologie: l'Albugnano, l'Albugnano rosato e l'Albugano superiore. L'Albugnano ha gradazione alcolica minima complessiva di 11.5% e presenta colore rosso rubino più o meno intenso, talvolta con riflessi granati, profumo delicato, caratteristico, talvolta vinoso, sapore dal secco all'abboccato, di discreto corpo, più o meno tannico, di buona persistenza, talvolta vivace.
L'Albugnano rosato ha colore dal rosato al cerasuolo, profumo delicato, gradevole, fruttato, talvolta vinoso, sapore dal secco all'abboccato, di buona persistenza, talvolta vivace; il titolo alcolometrico volumico totale minimo è di 11%. Può essere designato con la menzione "superiore" l'Albugnano con gradazione alcolica non inferiore a 11.5%, ottenuto da uve con una resa per ettaro non superiore a 8.5 tonnellate e che sia stato sottoposto ad invecchiamento non inferiore ad un anno a partire dal 1° gennaio successivo all'annata di produzione delle uve, di cui almeno 6 mesi in botti di rovere; il colore è rosso rubino più o meno intenso, talvolta con riflessi granati, profumo delicato, caratteristico, sapore etereo, di corpo, più o meno tannico, di buona persistenza.
L'Albugnano viene distribuito sul mercato nazionale e la tipologia superiore raggiunge anche la Germania. Servito ad una temperatura di 16-18°C, l'Albugnano si accompagna a carni bianche e rosse al forno o arrosto, pollame, volatili di cacciagione e stracotti; la versione rosato è adatta anche ad antipasti di carne, minestre e trippe. Ma al di sopra di tutto, l'Albugnano si sposa con la "bagna caöda" dei Canonici di Vezzolano, piatto forte dei monaci dell'abbazia offerto ai pellegrini che approdavano al loro desco e cucinato senza fare uso dell'aglio sostituito dall'alchechengi, peperoncino selvatico usato nel medioevo.
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