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Disciplinari
Carema D.O.C.
Decreto ministero Politiche agricole del 4 giugno 1998
Denominazione di origine controllata del vino "Carema"
Ha sostituito il Dpr 9 luglio 1967 (modificato dai D.m. 20 novembre 1995)
La denominazione di origine controllata "Carema" è riservata al vino che risponde alle condizioni e ai requisiti stabiliti nel presente disciplinare di produzione.
Vitigno: il vino a denominazione di origine controllata "Carema" deve essere ottenuto dalle uve del vitigno Nebbiolo nella misura minima dell'85 %. Possono concorrere alla produzione di detto vino uve provenienti nell'ambito aziendale da vitigni a bacca rossa, non aromatici, raccomandati o autorizzati nella provincia di Torino fino a un massimo del 15 %
Il vino a denominazione di origine controllata"Carema", all'atto dell'immissione al consumo deve rispondere alle seguenti caratteristiche:
Colore : rosso rubino volgente al granato.
Odore : fine e caratteristico che ricorda la rosa macerata.
Sapore : morbido, vellutato, di corpo.
Titolo alcolometrico volumico totale minimo: 12 % vol.
Acidità totale minima: 5 g/l
Estratto secco netto minimo: 20 g/l
Zona di produzione : le uve destinate alla produzione del vino "Carema" devono essere prodotte nella zona di produzione comprendente l'intero territorio del comune di Carema.
Invecchiamento minimo per legge: il vino a denominazione di origine controllata "Carema" deve essere sottoposto ad un periodo di invecchiamento non inferiore a tre anni di cui almeno due in contenitori di legno non superiori a hl 40. Il periodo di invecchiamento decorre dal 1° novembre dell'anno di produzione delle uve. Il vino a denominazione di origine controllata "Carema" sottoposto ad un periodo di invecchiamento non inferiore a quattro anni di cui almeno trenta mesi in contenitori di legno non superiori a 40 hl e di almeno un anno di affinamento in bottiglia può portare in etichetta la qualificazione "riserva".
FONTE: G.u. Repubblica italiana n. 147 del 26 giugno 1998, artt. 1, 2, 3, 5, 6, 7.
ALTRO
Nel comune di Carema, che è l'ultimo del Canavese prima di entrare in territorio valdostano, la presenza della vite sembra risalire all'epoca dei Salassi quando il console romano Terenzio Marrone, sconfitte le truppe locali, fece irrompere le sue milizie nelle capaci cantine dei vinti celebrando il trionfo con solenni bevute.
Dopo l'incendio dei vigneti avvenuto nel XII secolo ad opera di Ugone di Bard, gli abitanti di Carema risistemarono i terreni frananti formando dei gradoni sui quali viene ancora oggi coltivata la vite: si tratta di una serie di piloni e muri di pietra a secco che ne fanno uno dei paesaggi agrari più caratteristici del Piemonte, che si è meritato la notorietà sin dai tempi antichi tanto da essere considerato dallo storico Cavallari Murat "un'opera d'arte stilistica tra il romanico ed il gotico…tutti quei piastrini sui terrazzi pensili sono affini alle logge continue e alle arcatelle cieche delle chiese romano-gotiche".
Le vigne della conca di Carema sono situate alla sinistra della Dora Baltea su terrazze scavate nella roccia delle pendici del Monte Maletto, tra i 350 ed i 700 metri sul livello del mare; il paesaggio è caratterizzato da pergole ("topie") sostenute da pilastri ("tapiun") costruiti con piccole pietre a forma di tronco di cono che rilasciano nel corso della notte il calore accumulato durante il giorno offrendo alla vite ottime condizioni climatiche per la coltivazione.
Con una superficie iscritta di poco superiore ai 15 ettari, la D.O.C. Carema è ottenuta da uve di vitigno Nebbiolo (cultivar Picutener, Pugnet, Nebbiolo-Spanna), con una produzione massima per ettaro di 80 quintali e una resa massima di uva in vino del 70%. Presenta colore rosso rubino volgente al granato, odore fine e caratteristico che ricorda la rosa macerata, sapore morbido, vellutato, di corpo.
Di gradazione alcolica minima di 12%, il Carema viene invecchiato almeno 3 anni (di cui minimo 2 in botti di rovere o di castagno di capacità non superiore ai 40 ettolitri) e, se il periodo di invecchiamento sale a 4 anni (di cui almeno 30 mesi trascorsi in botti di legno seguiti da almeno 1 anno di affinamento in bottiglia), in etichetta può essere riportata la qualificazione di "riserva".
La longevità di questo vino è consistente (10-15 anni per le annate con favorevole decorso climatico), purché le bottiglie siano conservate coricate, al buio, in cantine fresche con un'escursione termica limitata. Servito nel ballon a temperatura ambiente di 18-20°C, il Carema si accompagna ad arrosti, selvaggina, carni rosse, formaggi stagionati e, quale "vino da caminetto", ben si addice a fine pasto a frutta secca e dolci a pasta secca. Il Carema viene esportato in Germania, Giappone e U.S.A. Da segnalare le annate '83, '85, '88, '90, '93, '95, '96, '97.
Servito sulle tavole dei Duchi di Savoia e inviato a Roma al Papa Paolo III Farnese, il Carema ha sempre riscosso successo nonostante la limitata produzione. Di questo prezioso vino Renato Ratti ha lasciato scritto: "E' vino eroico. Eroico e solenne, e la sua storia si perde nei tempi incredibilmente lunghi attraverso i quali i viticoltori locali lo hanno plasmato, fornendo alla vigna la terra e i supporti di appoggio per captare sole e luce, costruendo un vero, grandioso tempio bacchico dalle migliaia di colonne, nel quale si muovono, con rito regolare, i viticoltori-sacerdoti, e dal quale il vino Carema forgia la sua unicità …un prodotto raro, primo incontro per chi scende dal Nord Europa con il Piemonte vinicolo e che invita a meditare anche il più frettoloso turista"
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